Nel mondo effervescente delle serie fantasy, dove draghi e destini si intrecciano in un turbine di spade e incantesimi, un commento tagliente ha acceso una miccia globale. J.K. Rowling, la creatrice dell’universo incantato di Harry Potter, ha scaricato una raffica di critiche contro il nuovo Geralt di Rivia interpretato da Liam Hemsworth nella quarta stagione di “The Witcher” su Netflix. “Questo nuovo Geralt è come la versione di Temu che si ottiene”, ha scritto l’autrice su X, il social network un tempo noto come Twitter, paragonando il cacciatore di mostri a una copia economica e scadente di un prodotto di lusso, proprio come gli articoli low-cost della piattaforma di e-commerce cinese Temu. Le sue parole, pronunciate a caldo dopo l’uscita del trailer ufficiale della stagione lo scorso settembre, hanno scioccato i fan, innescando un dibattito furioso che si è propagato da Los Angeles a Londra, passando per i forum di Reddit e i salotti virtuali di X. È l’ennesimo capitolo di una saga che vede Netflix accusata di tradire le origini letterarie per inseguire mode effimere, con al centro un eroe mutato che non convince più.
Per comprendere l’eco di questa polemica, è essenziale riavvolgere il nastro. “The Witcher”, adattamento dei romanzi polacchi di Andrzej Sapkowski, ha debuttato nel 2019 con Henry Cavill nei panni di Geralt, un witcher – un mutante cacciatore di mostri – dal volto segnato, capelli bianchi e un grugnito iconico che ha catturato l’essenza del personaggio: cinico, tormentato, profondamente radicato nella lore dei libri e dei videogiochi di CD Projekt Red. Cavill, fan sfegatato dell’universo, ha infuso nel ruolo una passione enciclopedica, tanto da spingersi a suggerire tagli alle trame romantiche per fedeltà al canone originale. Ma le frizioni con la showrunner Lauren Schmidt Hissrich, accusata di privilegiare “sensibilità moderne” rispetto alla fedeltà alle fonti, hanno portato alla sua uscita dopo la terza stagione. Nel 2024, Liam Hemsworth, fratello minore di Chris e reduce da “Hunger Games”, ha ereditato la spada e la parrucca. La transizione, annunciata con un trailer che mostrava un Geralt più “pulito” e meno brooding, ha già diviso il pubblico. E ora, l’intervento di Rowling ha versato olio sul fuoco.
L’autrice britannica, nota per le sue posizioni controverse su temi sociali e culturali, non ha risparmiato critiche. Nel suo post, ha puntato il dito contro il regista e gli sceneggiatori: “Hanno rovinato la storia inseguendo mode woke, trasformando un eroe complesso in un pupazzo di pezza”. Il riferimento a Temu non è casuale: evoca un Geralt cheap, privo della profondità emotiva che Cavill aveva scolpito nei muscoli e nello sguardo. Rowling, che ha difeso a spada tratta la sua saga da adattamenti hollywoodiani troppo liberi, vede in “The Witcher” un riflesso delle sue battaglie: la fedeltà all’autore contro la diluizione commerciale. I fan, già scottati dall’abbandono di Cavill – che ha lasciato per divergenze creative, come rivelato da leak e interviste – hanno amplificato il messaggio. Su Reddit, thread come “Pensieri onesti su Liam Hemsworth come Geralt?” hanno raccolto migliaia di commenti: “Sembra un adolescente innocente, non un witcher tormentato”, lamenta un utente, mentre un altro difende: “Chris Hemsworth sarebbe stato meglio, ma Liam è solido”. La polarizzazione è netta: da un lato, i puristi che accusano Netflix di aver “perso la trama” con streghe su scope volanti e trame surreali; dall’altro, chi apprezza un Geralt “più genuino” e meno muscoloso.
Il dibattito ha presto valicato i confini del fandom, diventando un caso globale. In Polonia, terra natia di Sapkowski, media come Gazeta Wyborcza hanno titolato “Rowling contro Netflix: la battaglia per l’anima di Geralt”, intervistando l’autore che, pur non commentando direttamente, ha donato a Hemsworth una copia autografata dei libri con un messaggio di “incoronazione” come Geralt di Rivia – un gesto ambiguo che ha solo alimentato speculazioni. A Hollywood, critici come quelli del Guardian hanno recensito la quarta stagione, uscita il 30 ottobre, come “un disastro”: “Hemsworth è carismatico quanto un paletto con una parrucca”, scrive Lucy Mangan, puntando il dito non solo sull’attore ma sulla direzione narrativa, descritta come “corn-dog crap” con uccelli che imprecano e preti che bruciano bambini in scene pirateggianti. Su Rotten Tomatoes, il punteggio della stagione oscilla intorno al 45%, con recensioni che lodano Hemsworth per “non essere il peggiore” ma condannano il caos: “Geralt cerca Ciri in un paesaggio di guerra, Yennefer raduna maghi contro Vilgefortz, ma è tutto un nonsense”. Netflix, dal canto suo, difende la scelta: Hissrich, in interviste a Variety, ha spiegato che Hemsworth porta “un Geralt più passivo e autentico”, promettendo un “payoff epico” nelle ultime due stagioni, con la quinta che sposterà il focus su Ciri (Freya Allan) per una transizione fluida.
Ma il vero terremoto è su X, dove l’hashtag #TemuGeralt ha trendato per giorni, raccogliendo meme virali: Geralt con un logo Temu sulla spada, o Hemsworth che “muta” in un clone economico di Cavill. Fan account hanno condiviso petizioni per un reboot, mentre influencer fantasy come Critical Drinker hanno prodotto video da milioni di views accusando Netflix di “hubris creativa”. Rowling, con i suoi 14 milioni di follower, ha amplificato il tutto, scatenando accuse di ipocrisia – “Ha criticato le sue stesse fan per il trans, ma qui è la paladina della lore?” – e difese da conservatori che vedono in lei una voce contro la “cancel culture” di Hollywood. Il dibattito tocca corde profonde: in un’era di remake e spin-off, quanto può un adattamento deviare dalle radici senza tradire? “The Witcher” non è solo una serie; è un fenomeno che ha generato miliardi in merch e giochi, ma che rischia di implodere sotto il peso delle aspettative.
Mentre la polvere si alza, Hemsworth tace, concentrato sulle riprese della quinta stagione. Cavill, nel frattempo, ha virato verso Warhammer, lasciando un vuoto che nemmeno una pozione magica sembra riempire. Rowling ha chiuso il suo thread con una stoccata: “Nel multiverso dei what-if, un Geralt fedele avrebbe ucciso i draghi del dubbio”. La domanda resta: salverà Netflix la saga, o diventerà essa stessa un mostro da cacciare? Il mondo fantasy trattiene il fiato, spada in mano, in attesa del prossimo colpo.
